Teoria e pratica di ogni cosa by Marisha Pessl

autore:Marisha Pessl [Pessl, Marisha]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-03-08T00:00:00+00:00

CAMERA CON VISTA

Scrive il grande Horace Lloyd Swithin (1844-1917), saggista, oratore, polemista e intellettuale inglese, nel suo autobiografico Appuntamenti, 1890-1901 (1902): “Quando si viaggia all’estero non si scoprono tanto le meraviglie nascoste del mondo quanto quelle degli individui con cui si sta affrontando il viaggio. Può succedere che costoro si rivelino un panorama commovente, un paesaggio piuttosto pianeggiante o un terreno così insidioso che è meglio piantare tutto e tornarsene a casa.”

Non vidi Hannah per tutta la settimana degli esami e incontrai Jade e gli altri solo una o due volte, prima di una prova. “Ci vediamo l’anno prossimo, Olive,” disse Milton quando ci incrociammo fuori dallo Scratch (mentre strizzava l’occhio, mi sembrò di scorgere sulla fronte alcune rughe che tradivano la sua età avanzata ma non volli indagare). Venni a sapere che era in Florida per dieci giorni; Jade sarebbe andata ad Atlanta, Lu in Colorado. Nigel dai nonni – Missouri, se non sbaglio. Ero dunque rassegnata a monotone vacanze di Natale in compagnia di papà e della recentissima critica al sistema giudiziario americano a firma di Rikeland Gestault, Balla sulla sedia (2004). Invece, dopo il mio ultimo esame – storia dell’arte – papà annunciò una sorpresa.

“Un regalo di diploma in anticipo. Un’ultima Abenteuer – anzi, aventure – prima che ti liberi di me. È solo una questione di tempo, poi comincerai a definirmi in termini di… Com’è che dicono in quel film insulso con il vecchietto brontolone? Una vecchia caccola.”

Come mi spiegò, un suo vecchio amico dai tempi di Harvard, il professor Michael Servo Kouropoulos (visto che papà lo chiamava affettuosamente Babà al Rum, davo per scontato che somigliasse al dolcetto imbevuto di liquore), continuava a implorarlo di fargli visita a Parigi, dove da otto anni era docente di letteratura greca arcaica alla Sorbona.

“Ci ha invitato a stare da lui. Cosa che faremo, sicuro: da quello che ho capito vive in una reggia sul Lungosenna. Viene da una famiglia che sguazza nei soldi. Import-export. Prima, però, ho pensato che sarebbe stato grandioso stare un paio di notti in hotel, assaporare il gusto della vie parisienne. Ho prenotato al Ritz.”

“Al Ritz!”

“Una suite au sixième étage. Pare piuttosto emozionante.”

“Papà…”

“Volevo la Coco Suite ma era già occupata. Sono sicuro che tutti vogliono la Coco Suite.”

“Ma…”

“Non una parola sul prezzo. Ti ho già detto che stavo mettendo da parte dei denari per qualche follia.”

Ero sorpresa dal viaggio, dal lusso imminente, certo, ma soprattutto dallo zelo infantile che si era impadronito di papà, un effetto Gene Kelly che non riscontravo in lui dai tempi della scarabea Tamara Sotto di Pritchard, Georgia, che aveva invitato papà al Monster Mash, la gara di trattori a livello statale per la quale era impossibile trovare biglietti a meno di avere conoscenze nel settore degli autotrasporti (“Pensi che se allungo un biglietto da cinquanta a una di queste meraviglie sdentate mi concederà di mettermi al volante?” chiese papà). Avevo anche scoperto, di recente (un foglio accartocciato che mi fissava con occhi tristi dal cestino della cucina), che il

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